Estate in montagna: una guida per esplorare i ghiacciai italiani

Christian Casarotto, glaciologo, ci parla di “Itinerari glaciologici sulle montagne italiane” (2017), opera in tre volumi curata dal Comitato Glaciologico Italiano e edita dalla Società Geologica Italiana, una guida che raccoglie tutti gli itinerari glaciologici esistenti in Italia.
Il primo volume descrive cos’è un ghiacciaio e contiene capitoli tematici a carattere scientifico. Gli altri due volumi costituiscono la vera e propria guida escursionistica: uno raccoglie gli itinerari delle Alpi Occidentali e Centrali, l’altro gli itinerari delle Alpi Orientali e dell’Appennino. I percorsi in Trentino si trovano,  perciò, nel terzo volume.

A chi è rivolta la guida?

È rivolta a chiunque sia appassionato di  montagna, quindi non è un’opera per specialisti. La guida presenta diversi tipi di  percorsi di varie difficoltà in base al dislivello e alla durata – percorsi che richiedono mezza giornata, una giornata intera, e anche qualcuno che richiede due giornate. Solo due degli itinerari prevedono l’attraversamento del ghiacciaio e, perciò, richiedono una preparazione fisica adeguata. Tutti gli altri itinerari arrivano fino alla fronte del ghiacciaio.

Per ogni camminata, la guida contiene una prima parte che riassume la storia dei luoghi, l’inquadramento geografico e gli studi fatti sul territorio per specificare l’importanza del luogo dal punto di vista glaciologico. La seconda parte, invece, descrive l’itinerario dal punto di vista escursionistico, ovvero indica quando partire e arrivare, quali sono i rifugi che si incontrano e dove sono le stazioni dove osservare il territorio. Su ogni itinerario sono infatti indicati alcuni punti di sosta per  fermarsi, prendere in mano la guida e capire bene quello che ci circonda. L’idea è proprio quella di fornire all’ appassionato di montagna uno strumento che lo aiuti a leggere il territorio circostante, ed in particolare, ovviamente, i ghiacciai.

Come è nata l’idea di realizzare questa guida?

Tutto il percorso è iniziato circa cinque anni fa, quando ci siamo accorti che erano stati realizzati sull’arco alpino una serie di percorsi naturalistici a carattere glaciologico, ma non esisteva una guida che li raccogliesse tutti. L’idea è nata a Trento con il coinvolgimento del Comitato Glaciologico Italiano. La casa editrice è la Società Geologica Italiana, che già da molti anni pubblica guide a carattere geologico ma in stile divulgativo, rivolte cioè a un pubblico di semplici appassionati di montagna, non solo di esperti.

Com’è stato organizzato concretamente il lavoro?

Si è trattato di un lavoro di gruppo. Devo ammettere che è stato un lavoro abbastanza complicato, perché abbiamo voluto coinvolgere tutti coloro che hanno progettato i  percorsi naturalistici, sto parlando quindi di decine e decine di persone.

Inoltre, abbiamo spesso dovuto insistere per fare in modo che questi esperti – quasi sempre accademici – scrivessero in uno stile adatto a un’opera rivolta a tutti. Comunque, dal mio punto di vista, poter conoscere e coordinare così tante persone vogliose di mettere a disposizione di tutti il proprio sapere, è stato il risultato più bello.

Com’è nata la tua passione per la glaciologia?

Io sono sempre stato un amante della montagna, soprattutto dell’alta quota, per cui dei ghiacciai. Oltre a questo, da ragazzo mi piaceva molto fermarmi a leggere i pannelli informativi che incontravo sui sentieri. Gli itinerari naturalistici strutturati come li conosciamo oggi nascono, infatti, negli anni Novanta. È proprio allora che furono costruiti i classici pannelli informativi in legno con scritte e fotografie del territorio – per me fondamentali perché danno alle escursioni un livello di profondità maggiore.

Secondo me, infatti, dovrebbe essere importante per un escursionista portarsi a casa propria il significato della montagna, non solo i chilometri percorsi e i metri di dislivello scalati.

Le notizie che si leggono sul clima non sono mai incoraggianti. Qual è lo stato di salute dei nostri ghiacciai?

Nella guida è presente, per ogni capitolo, una parte che spiega proprio le modificazioni dell’alta montagna dovute ai cambiamenti climatici. Questo è un tema spesso doloroso, ma abbiamo dovuto tenerlo in considerazione. Purtroppo, per ogni capitolo si trova la dicitura “il ghiacciaio è in ritiro”, perché in tutta Italia non esiste un solo ghiacciaio che non sia in ritiro. Il ritiro dei ghiacciai è un fenomeno globale, con pochissime eccezioni, dovuto all’aumento delle temperature estive e all’innalzamento della quota delle nevicate. 

A differenza di altri fenomeni legati al riscaldamento globale che sono meno tangibili, il ritiro dei ghiacciai è concretamente  visibile di anno in anno. Chi conosce anche minimamente la montagna lo sa: se si ritorna a visitare lo stesso ghiacciaio poco tempo dopo, si vede ad occhio quanto velocemente rimpicciolisca. Insomma, il ritiro dei ghiacciai è la manifestazione più evidente del cambiamento climatico.

Certo, è vero che il ritiro dei ghiacciai è sempre rientrato nella dinamica di un processo ciclico, nel senso che negli ultimi 800.000 anni la Pianura Padana è stata ricoperta di ghiaccio per ben otto volte, e probabilmente succederà ancora in futuro. Al giorno d’oggi, però, questo fenomeno naturale è accelerato per causa dell’elevata presenza di gas serra nell’atmosfera. La prima cosa che dobbiamo fare è essere davvero consapevoli del ritiro dei ghiacciai e, più in generale, dell’aumento delle temperature a causa dell’opera dell’uomo.

Quali sono invece le ragioni precise per cui i ghiacciai sono importanti?

Innanzitutto, un ghiacciaio è un regolatore del clima. Ha lo stesso funzionamento dei teli argentati che vengono messi sui cruscotti delle macchine in estate: il ghiacciaio contrasta il riscaldamento del terreno sottostante. Va da sé, quindi, che il ritiro dei ghiacciai amplifica l’effetto del riscaldamento globale. I ghiacciai sono fondamentali per la scienza, perché ciò che sappiamo sulla storia del clima della Terra viene ricavato dallo studio degli strati più profondi dei ghiacciai. Il cambiamento climatico sta strappando senza pietà le importanti pagine del libro sulla  storia del clima.

Non va sottovalutato nemmeno il fatto che i ghiacciai rappresentano anche una  risorsa di tipo economico: sono riserve di acqua soprattutto per l’agricoltura e la produzione di energia elettrica. Ad esempio, in Trentino esistono molti laghi artificiali che raccolgono l’acqua di fusione glaciale.

Anche il turismo alpinistico sarà penalizzato a causa del riscaldamento globale: quando, infatti, i ghiacciai spariranno da molte zone geografiche, tanti  appassionati non le visiteranno più. I più iconici paesaggi delle Alpi si stanno trasformando notevolmente. Per fare un esempio, sul nostro territorio il ghiacciaio Presena, in Trentino, allunga notevolmente la stagione sciistica, perché vi si può sciare anche quando non ha nevicato da molto tempo. Senza ghiacciaio, tutto l’indotto ne risentirà notevolmente.

La guida in 3 volumi è disponibile per l’acquisto nel Bookstore online della Società Geologica Italiana.