Dai piani alti del Westin Hotel riuscite a vedere l’Amazzonia?

Giorno 9 dicembre, a pochi giorni dalla fine della COP20 ed a pochi chilometri dalla vitalità’ della Cumbre de los Pueblos, presso il lussuoso Westin Lima Hotel, si è tenuto il Suistainable Innovation Forum, giunto ormai alla sua V edizione. All’interno della Conference Room, al terzo piano dell’Hotel, nel luminoso sfarzo dell’edificio si è aperto un dibattito tra gli attori principali della cosiddetta Green Economy, ovvero quella parte dell’industria nazionale e internazionale che afferma di seguire uno sviluppo sostenibile attraverso l’implementazione di applicazioni tecnologiche e innovazioni ecosostenibili atte a ridurre le emissioni inquinanti, promuovendo la transizione a forme energetiche “pulite” e rinnovabili.
Tra gli sponsor ufficiali dell’evento figurano grandi marchi come la BMW e la New Holland Agricolture, una delle maggiori aziende che producono macchinari agricoli.

Dopo una breve introduzione alle tematiche fondamentali del forum (sviluppo sostenibile, sostenibilità urbana, uso efficiente di acqua e terra) si sono alternati i numerosi speakers presenti all’evento. Tra questi di grande rilievo sono certamente Christiana Figueras, segretario esecutivo dell’UNFCCC, Juan Josè Guerra Abud, ministro dell’ambiente Messicano, il direttore esecutivo della UNEP Achim Steiner e il presidente della COP20 Manuel Pulgar Vidal.

Alla presenza di tanti rappresentanti dei diversi settori interessati, lobbisti e industriali, insieme ad una scarsa rappresentanza di stampa e ONG, il dibattito si è protratto dalle 8 della mattina fino alle 19. Un tema viene posto al centro della discussione, ossia quello della conversione sostenibile dei centri urbani ed in particolare delle maggiori conurbazioni. L’esigenza di un recupero ecosostenibile che parta dalle infrastrutture per arrivare fino alla mobilità urbana, all’architettura e alle telecomunicazioni è ovviamente un tema centrale specialmente in una città caotica come Lima. La direzione e i partecipanti hanno avuto la pretesa di sviluppare una discussione che volesse sottolineare non soltanto l’importanza di questi temi in ambito globale ma anche e soprattutto al livello locale.

Alcune teorie ritengono che il momento piu’ interessante di una conferenza sia il break, durante il quale si ha il tempo di parlare piu’ serenamente, di conoscersi, di scambiare idee ed informazioni fuori dagli stretti schemi del predefinito. E’ appunto durante il lunch-break che conosciamo due rappresentanti di un comune del distretto di Pumahuasi. Sono alla ricerca di finanziamenti per avviare progetti in ambito ambientale e sociale. Ci spiegano come in queste zone la salvaguardia della foresta Amazzonica sia fondamentale per non sprofondare nel degrado della poverta’, per non cadere nelle logiche di dipendenza dagli interessi dei narcotrafficanti di coca, per non dover mai piu’ vivere il terrore di movimenti devastanti quale e’ stato “sendero luminoso”. Un ragionamento assurdo, seppur semplice ci evidenzia con crudele linearita’ il paradosso di questa dinamica: l’impoverimento e il degrado di alcune zone, sia in termini ambientali che economici, sono infatti figli, per non dire aborti, di quella stessa industria cosi’ ben rappresentata al Forum. Ma il culmine dell’incoerenza, l’estrema contraddizione della situazione, e’ tristemente rappresentata dalla nobile ricerca dei nostri due compagni di break, dall’ingenuo ed assurdo tentativo di ricevere finanziamenti da quelli che sono in fondo i loro stessi carnefici.

Dal nostro punto di vista di reporter, profani seppur lucidi e attenti, la violenta incoerenza del lusso e degli sfarzi, l’enorme gap che puntualmente risulta esserci tra queste sconfinate ore di dibattito e proposte e il costante immobilismo dell’industria, nonché la natura indiscutibile di un libero mercato che resta fossilizzato nel perverso capovolgimento di valori che rende il denaro (profitto) un fine e non un mezzo, ci porta a lasciare quel luminoso ed ampio terzo piano con una malinconica nota di sfiducia. Speriamo solo che il futuro ci dia torto, ma indubbiamente il passato ci da ragione.