100 anni di Basaglia

Nel 2024 ricorrono 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia, psichiatra e psicologo di cui ripercorriamo la vita e le importanti azioni in materia di ospedali psichiatrici in questo articolo.

Di Kiria Zunica
Mentor: Francesco Bevilacqua

Foto di copertina: Harald Bischoff – Opera propria

“S’inaugura un capitolo che porta ad una visione estremamente dialettica tra il dentro ed il  fuori, dove il dentro non è riferito al dentro di un’istituzione chiusa, ma al dentro di noi; e il  fuori al fuori di noi.”

La vita

Franco Basaglia (11 marzo 1924- 29 agosto 1980) è stato un luminare psichiatra e neurologo italiano. Dopo il liceo, ha intrapreso gli  studi universitari in medicina a Padova. Qui, malgrado alcune avversità iniziali, ha approfondito diverse tematiche filosofiche attraverso le letture di Jean Paul Sartre, Maurice Merleau-Ponty e altri. Dopo la laurea, si è specializzato in malattie nervose e mentali presso la clinica neuropsichiatrica di Padova. È da questo momento che si forma e ha inizio la rivoluzione di Basaglia ed ora, a 100 anni dalla sua nascita è essenziale ricordare la sua lungimirante persona.  

L’alba della rivoluzione  

Nel 1961 Franco Basaglia diventa direttore all’ospedale psichiatrico di Gorizia. Qui, apprende le condizioni di vita dei malati ricoverati, iniziando a sviluppare una forte empatia verso gli stessi. Il suo sguardo sovrasta i confini della psichiatria: le camicie di forza, i letti di contenzione, l’elettroshock, la sofferenza delle persone sedate da un uso sconsiderato di psicofarmaci furono motivo di riflessione e cambiamento.

Gli anni di Basaglia furono anni difficili per la psichiatria e ben lontani dalla nostra attuale percezione di supporto e benessere psicologico. I pazienti, considerati pericolosi al pari dei criminali, venivano nascosti e  allontanati dal mondo esterno, segregati in luoghi chiusi e isolati: i manicomi. Abbandonati a  loro stessi, alla loro incessante sofferenza, all’assenza di cure mediche, questi ultimi impazzivano ancor di più. Nessuno che volesse riconoscere l’emergenza alla quale erano sottoposti, nessuno che fosse in grado di attribuire concretezza ad una malattia solo apparentemente invisibile.  

A Gorizia, Basaglia intraprende una battaglia rivoluzionaria per restituire dignità e diritti ai pazienti del manicomio. Decide, a tal proposito, di attenzionare l’importanza del rapporto tra medico e paziente, sostenendo come fossero vitali il dialogo e l’ascolto reciproco per un corretto recupero della salute mentale.  

Il progetto iniziato a Gorizia dal neurologo e proseguito presso l’ospedale di Colorno a Parma, non riuscì inizialmente a definire il suo principale traguardo: superare l’istituzione manicomiale e creare un’organizzazione territoriale della psichiatria.  

Trieste: epicentro del cambiamento  

Nel 1971, Basaglia vince il concorso per dirigere l’Ospedale psichiatrico di Trieste. Qui, ottiene il supporto e il sostegno incondizionato del presidente della provincia Michele Zanetti. Quest’ultimo appoggia il luminare nel suo progetto volto all’abolizione del manicomio e alla restituzione dell’umanità a coloro che conoscevano solo il freddo delle loro gabbie contenitive. Basaglia, da questo momento, investe le sue forze nella riorganizzazione dell’équipe medica, dei reparti e impegna tutto sé stesso per riuscire ad integrare il manicomio con il resto della  città, superando le infondate ideologie di pensiero comune.  

Ma non si arresta. Poco dopo viene fondata la “Cooperativa Lavoratori Autonomi” che attualmente registra 264 lavoratori e 181 soci. Quest’ultima nasce ufficialmente il 16 dicembre 1972 presso l’Ospedale Psichiatrico di Trieste con l’obiettivo di responsabilizzare i pazienti con disagio psichico rendendoli autonomi.

Sempre all’interno dell’Ospedale, nel 1973, nasce l’opera collettiva “Marco Cavallo”: un cavallo azzurro di cartapesta alto 4 metri destinato a raccogliere e custodire i sogni e le  aspirazioni dei pazienti. Ad oggi questa installazione rappresenta la perfetta fusione tra ciò che è stato e ciò che non deve essere; questo cavallo porta con sé le sofferenze del passato, le agonie a cui sono stati sottoposti i pazienti, la mancanza di empatia verso gli stessi, l’esclusione alla quale erano costretti ma anche, la forza del cambiamento, la tenacia e la volontà di chi, ogni giorno, come Basaglia, ha lottato per renderli liberi, umani e mai diversi  dagli altri.  

Marco Cavallo, Itinerari Basagliani – Opera propria

La legge Basaglia 

Basaglia era fermamente convinto che, per poter attuare una trasformazione definitiva, fosse necessario portare la questione all’interno del panorama politico. Nasce così, nel 1973, il  movimento “Psichiatrica Democratica” con l’obiettivo di liberare il malato mentale dalla segregazione ed oscurità del manicomio. Nel gennaio 1977, a seguito delle estenuanti battaglie intraprese, viene ufficialmente annunciata la chiusura dell’Ospedale “San Giovanni” di Trieste e giunge concretamente in Parlamento il dibattito sulla chiusura dei manicomi.

Il 13 maggio 1978 inizia una nuova era: la legge 180 o Legge Basaglia è approvata. Da questo momento, si aprono le porte ad un nuovo concetto di malattia mentale in cui il  paziente non è più oggetto di emarginazione ma il fulcro della cura.  

La Legge Basaglia ha riscritto i confini della psichiatria attuale riconoscendo l’importanza della salute mentale e la necessità di preservarla e prendersene cura.  

Museo Laboratorio della Mente 

“Il manicomio non serve a curare la malattia mentale ma solo a distruggere il paziente”. Così parlava Franco Basaglia quando lottava per liberare dalle catene oppressive di quei luoghi i suoi amati pazienti. Conoscere quei posti è la chiave per comprendere il significato e la  valenza di questa legge, il valore che porta con sé e il dolore che ha cercato di estirpare. 

Questo è l’obiettivo del Museo Laboratorio della Mente della ASL Roma 1, narrare e  documentare la storia dell’istituzione manicomiale generando una riflessione morale sul concetto di salute/malattia, sull’inclusione sociale, sulle modalità di cura del paziente e sul rapporto con la società esterna. Il Museo presenta un elaborato allestimento immersivo e multimediale che permette di coinvolgere il visitatore stimolando in lui osservazioni, pensieri e idee su quanto è stato vissuto da chi ci ha preceduto e su quanto sia necessario conoscere il passato per comprendere l’importanza del presente. All’interno del loro sito, inoltre, è possibile svolgere un virtual tour per immergersi ancor di più nella realtà che si andrà a visitare.

Per approfondire

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